Atti del Convegno Nazionale "L'Europa che vogliamo" - Venezia 2025

Per me i dazi sono delle imposte sul consumo di alcuni beni, quelli importati. Vorrebbero ridurre deficit commerciale, deficit di bilancio e debito, ma danno be- nefici marginali nel breve e sicuri effetti negativi importanti nel lungo termine. Vi cito a tal proposito cosa diceva Ronald Regan nel 1987 per spiegare i dazi sulle importazioni dal Giappone. “ Imponiamo dazi sulle importazioni estere, può sembrare un atto patriottico, per pro- teggere i prodotti e i posti di lavoro americani. E a volte, per un breve periodo, fun- ziona, ma solo per poco. Quello che accade alla fine è che le industrie nazionali iniziano a contare sulla protezione del governo sotto forma di dazi elevati. Smettono di competere, e smettono di innovare nella gestione e nella tecnologia, che sono invece essenziali per avere successo nei mercati globali. E mentre tutto questo ac- cade, succede qualcosa di ancora peggiore: i dazi elevati portano inevitabilmente a ri- torsioni da parte degli altri Paesi e all’innesco di dure guerre commerciali. Il risultato è un’escalation di dazi, barriere sempre più alte, e concorrenza sempre più scarsa. Alla fine, a causa dei prezzi artificialmente elevati, che sovvenzionano l’ineffi- cienza e la cattiva gestione, la gente smette di comprare. E allora succede il peggio: i mercati si restringono e crollano; le aziende e le industrie chiudono; e milioni di persone perdono il lavoro ”. Sembra passato un secolo! Il dollaro si è indebolito e i tassi a lungo termine americani sono due punti per- centuali al di sopra di quelli tedeschi. Nel frattempo, è arrivato il downgrade di Moody’s al debito sovrano degli Stati Uniti da tripla A a Aa1. Torniamo all’Europa. Siamo soliti dire che l’Ue dà il meglio di sé nei momenti peg- giori. Del resto, uno dei padri fondatori, Jean Monnet, aveva detto che “l’Europa sarà forgiata nelle crisi e sarà la somma delle soluzioni adottate per queste crisi”. Quello che stiamo vivendo è un momento delicato ma anche ricco di opportunità, proprio per il vuoto lasciato dagli Usa. Ma bisogna agire adesso, altrimenti po- trebbe essere tardi, e ne può andare del nostro benessere, della nostra indipendenza e di ciò che lasceremo alle generazioni future. L’Europa che vogliamo 106

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