Atti del Convegno Nazionale "L'Europa che vogliamo" - Venezia 2025
Persistono profonde disarmonie fiscali, non abbiamo un’Unione energetica, man- cano vere politiche industriali. L’Unione si distingue invece per un’iper-regola- mentazione che, pur ispirata al principio dell’eguaglianza, finisce per ostacolare la competitività. Eppure, siamo chiamati ad affrontare una triplice sfida – tecnolo- gica, digitale ed ecologica – come sottolineato da figure autorevoli come Mario Draghi e Enrico Letta, oltre che da numerosi osservatori internazionali. Su queste sfide, l’Europa sembra spesso muoversi in modo ideologico e dogmatico, come nel caso della transizione nel settore automotive. Decisioni affrettate e rigide hanno finito per mettere a rischio il vantaggio competitivo dell’industria europea, a tutto vantaggio della concorrenza cinese o, al massimo, americana. Dobbiamo adottare politiche forti, capaci di restituire all’Europa una posizione paritaria nel confronto globale. Oggi siamo un vaso di coccio, sotto pressione da tutte le direzioni. L’Europa è ancora un progetto incompiuto. Manca – pur essendo prevista dai trat- tati – una politica comune di difesa. L’ultima proposta in tal senso, presentata con lo slogan infelice “Riarmiamo l’Europa”, ha finito per svilire un tema cruciale. Allo stesso modo, non esiste una vera politica estera comune: prevalgono ancora oggi posizioni divergenti, se non apertamente contrapposte, tra gli Stati membri. Il nodo principale resta la governance. L’Unione è ancora imprigionata nel mec- canismo dell’unanimità e del diritto di veto, due macigni che rallentano, se non bloccano, il processo decisionale e impediscono l’affermazione di una leadership politica comune. Le soluzioni non sono semplici. Una delle poche percorribili potrebbe essere quella di un’integrazione differenziata, di un’Unione a più velocità, o per cerchi concen- trici, come già avvenuto per l’euro e per l’area Schengen. Serve uno sforzo collettivo. Tutti devono fare la propria parte. L’Europa che vo- gliamo è un’Europa efficiente, trasparente e democratica. Un’Europa, per ripren- dere le parole di Alcide De Gasperi, “visibile, solida e viva”. L’Europa che vogliamo 20
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