Atti del Convegno Nazionale "L'Europa che vogliamo" - Venezia 2025

che gli Stati Uniti fanno, e lo vediamo in questi giorni, cose che non dovrebbero fare, mentre l’Europa non fa cose che dovrebbe fare. Cosa significa? Significa che abbiamo davanti una prateria di opportunità in questo momento e difficilmente riusciamo a sfruttarle come si dovrebbe. Se chiudiamo la porta e stiamo fino alla fine della mattina come faremo? Penso che troveremo alla fine un accordo generale su che cosa fare. La questione non è il quando, il quando è adesso, l’abbiamo sentito dalle relazioni iniziali e dagli stimoli che abbiamo avuto, ma è il come su cui bisogna mettere l’accento. Adesso la diagnosi è quella del ruolo geopolitico. Secondo me bisogna confrontarci su questo aspetto per pensare all’Europa del futuro. Lasciando da parte la filosofia, il perché l’abbiamo già sentito, io partirei su cose molto specifiche. Le prime cose sono quelle da non fare. Ho vissuto a Bruxelles per oltre tre decenni quindi vedo come funziona, in Europa tendiamo a costruire le nostre strategie sulla base di scenari favorevoli. Questa è una cosa che non si deve fare adesso. Magari Trump perde le elezioni di medio termine o magari tra quattro anni c’è un altro presidente che è più ami- chevole nei nostri confronti. Non è quello lo scenario su cui dobbiamo basare la nostra strategia. La seconda cosa, e lo vediamo adesso nelle trattative sui dazi, è non fare concessioni sulla sostanza sulla base di concessioni sulla procedura. Questo è quello che ab- biamo fatto, anche recentemente. Secondo me, il fatto che abbiamo sospeso i dazi del 14 aprile dopo averli approvati il 9, senza nessuna concessione, non è stata una buona cosa. Sulle cose da fare. Tre dimensioni. La prima è la risposta a Trump. Su questo, se- condo me, bisogna essere molto chiari. La presidente Ursula von der Leyen ha detto che negoziamo in good faith, però bisogna essere pronti anche all’evenienza di un fallimento delle trattative. Per prima cosa bisogna stabilire cosa succede esattamente il 10 luglio se le cose non vanno bene. Il 9 luglio è la scadenza dei 90 giorni. Bisogna stabilire il pacchetto di 100 miliardi, che è quello di cui si sta discutendo, e mettersi d’accordo su quello già adesso. L’Europa che vogliamo 28

RkJQdWJsaXNoZXIy NDY5NjA=