Atti del Convegno Nazionale "L'Europa che vogliamo" - Venezia 2025
blema. Ci sono paesi che si sono trovati di fronte alle crisi, come la pandemia, con richiesta di nuove risorse per la difesa, ma anche le risorse per la demografia, per il verde, per il digitale, senza avere spazi fiscali per poter intervenire. Noi non pos- siamo, per esempio in Italia, aumentare il debito pubblico senza che questo possa avere degli impatti sui mercati finanziari. Quindi cosa facciamo? Cerchiamo risorse altrove. Per darvi gli ultimi dati italiani, abbiamo avuto la pagella della Commissione europea, il nostro debito passerà dal 135% del 2024, al 138%. Poi piano piano scenderà, ma siamo ancora in una fase di salita e questo ovviamente non va bene e fa molto bene il Ministro dell’Econo- mia di essere prudente e cauto, ma è chiaro che c’è bisogno di trovare delle risorse che non vanno ad ingolfare ancora di più il nostro debito nazionale. Però attenzione, anche qui il racconto conta, non trasformiamo il debito europeo, e ora arrivo alla definizione, come un nuovo debito buono, una definizione che diede Mario Draghi, a mio avviso pericolosa non nelle intenzioni ovviamente di Draghi, perché da quando si è definito il debito buono, il debito cattivo è sparito dalla scena. Ecco io ho l’impressione che il debito europeo sia diventato un nuovo modo per dire che pagano gli altri, paga l’Europa. Attenzione, il debito europeo è debito che si somma sui debiti nazionali e questo spiega anche la cautela del nostro Governo, soprattutto per quanto riguarda per le spese di riarmo. Punto numero due, di cosa si tratta? Cos’è il debito europeo? È un debito che ab- biamo già conosciuto con il Next Generation Eu, questo enorme piano pandemico che è stato messo a disposizione quindici giorni dopo che è scoppiato il Covid. Anche qui, certo che non è facile mettere insieme 27 Paesi, certo che non è facile mettere insieme una quantità enorme di debiti e di sussidi con Paesi che possono spendere tranquillamente, non hanno bisogno dell’Europa, e Paesi come il nostro che invece avevano e hanno ancora un enorme bisogno di risorse e però ci siamo riusciti. Ecco perché io sono positiva, ci siamo riusciti, è uno strumento che sta lì, è temporaneo sicuramente ma si può replicare. Anche lo stesso Friedrich Merz ha detto: l’importante è che sia temporaneo ma noi siamo pronti a replicarlo. Questo vuol dire che quando fai dei passi in avanti poi indietro non torni. L’Europa che vogliamo 32
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