Atti del Convegno Nazionale "L'Europa che vogliamo" - Venezia 2025

fensiva fu gli euromissili in applicazione di un accordo Nato. Si chiamavano eu- romissili ma erano missili Nato, non erano missili europei, di una politica europea. Ci furono polemiche per tre-quattro anni dopo l’installazione dei medesimi ma furono anch’essi, con Papa Wojtyla parallelamente e distintamente, elementi effi- caci per portare alla caduta del Muro di Berlino. È inutile quindi parlare di riarmo europeo, è sbagliatissimo. Il termine viene dal nord Europa confinante con la Russia che ha una paura terribile di essere invasa, ma noi dobbiamo parlare la lingua di Dante che ha la precisione oggettiva, termi- nologica e per noi anche costituzionalmente si tratta di politica di difesa, che è una cosa diversa dalla politica di riarmo. Passando da questo all’Unione economica dobbiamo dire, prima di tutto, che ci sono dei problemi e ci sono anche dei successi. Normalmente si parla solo dei pro- blemi. Io vorrei parlare di tutti e due. Innanzitutto il grande successo dell’euro. Per anni abbiamo dovuto contrastare una vulgata nella quale l’euro era il cataliz- zatore di tutti i mali, poi quella vulgata si è estinta di fronte a una realtà, di fatto. Il massimo degli interessi fissati dalla Bce in questa crisi che abbiamo quasi inte- gralmente alle spalle, è stato il 4%. Quando c’è stata la crisi energetica, che ricor- diamo in diversi, del ’73, il tasso di sconto della lira italiana è arrivato al 19,5%. Se uno fa i conti, quasi cinque volte e quindi il costo del denaro in Europa oggi è uno dei più bassi del mondo e, per essere precisi, in quest’ultimo anno la Bce ha fatto otto manovre di riduzione dei tassi e ora i tassi della Bce sono la metà di quelli americani e di quelli britannici, che variano solo dello 0,25%, e sono molto inferiori a quelli di tanti altri Stati non euro. Significa quindi che gli investimenti nell’area dell’euro oggi costano meno di queste altre aree dell’Occidente. Per rispondere alla sua domanda, oggi per far fare dei passi in avanti all’Unione economica europea ci vogliono delle regole comuni perché quelle che ci sono hanno permesso la circolazione delle persone, delle merci e dei denari, sono state un grande evento ma il grande evento non può fermarsi, ci vogliono dei codici innanzitutto di diritto bancario, finanziario, penale, dell’economia, codici che non costano, non implicano burocrazia e che permettono l’integrazione, che c’è ora e che è parziale, di poter proseguire e di completare, nei suoi elementi fondamentali, almeno il Mercato Unico Finanziario. 3. Prima sessione: l’Unione europea potenza economica globale fra innovazione e investimenti 37

RkJQdWJsaXNoZXIy NDY5NjA=