Atti del Convegno Nazionale "L'Europa che vogliamo" - Venezia 2025

Il rapporto Draghi, il rapporto Letta, le dichiarazioni che abbiamo letto, i docu- menti dell’Iu degli ultimi mesi, sono tutti ottimi, belli, complessi, importanti do- cumenti, ai quali però non corrisponde alcuna inversione di marcia. E su questo noi dobbiamo essere assolutamente chiari perché, nel frattempo, la velocità con la quale i nostri competitors a livello globale si stanno muovendo, è una velocità straordinaria che mette sempre di più in ginocchio l’economia reale del nostro sistema. L’Europa da vent’anni è in decrescita e non decresce solamente la quota di Pil ma- nifatturiero europeo sul Pil mondiale, perché ovviamente con Paesi, come la Cina e l’India, che crescono da zero ai livelli ai quali stanno arrivando oggi, è chiaro che la nostra quota sul Pil mondiale del manifatturiero è in decrescita, ma cresce la percentuale di Pil manifatturiero dell’Europa su quello che avevamo dieci anni fa o venti anni fa. Tutto questo è iniziato da quando l’Europa ha incominciato a diventare sempre più autoreferenziale e a pensare che impedendo la creazione di campioni, non solo nazionali ma europei, impedendo, attraverso una serie di regole sempre più strin- genti e sempre più unilaterali, noi potessimo contribuire alla salvezza del pianeta lasciando liberi invece tutti quanti gli altri di competere senza alcuna regola e por- tando avanti un processo di reale deindustrializzazione, noi potessimo difendere la nostra qualità della vita, il nostro stato sociale, pensando in maniera arrogante che fossimo ancora gli unici detentori dell’intelligenza, della capacità di ricerca, di sviluppo, della qualità della vita, dello standard di civiltà europea. Ebbene tutto questo non è possibile. Noi abbiamo dimenticato la più importante ed elementare lezione della storia dell’economia industriale che cioè la manifattura e la ricerca e sviluppo camminano di pari passo e vanno insieme. E questo l’ab- biamo visto nel corso degli ultimi cinquant’anni ed è accaduto ancora una volta. Mentre delocalizzavamo in Cina, consentendo alla Cina di entrare con regole di vantaggio che non sono mai state più cancellate, errore straordinario nel Wto di allora, mentre delocalizzavamo in Cina la manifattura, l’innovazione, la ricerca e lo sviluppo si è mossa lì, come prima si era mossa dal Giappone alla Corea, e così via. Queste lezioni le conosciamo, parliamo ovviamente a un consesso di impren- L’Europa che vogliamo 84

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