27 Civiltà del Lavoro | settembre • ottobre 2025 PRIMO PIANO ANDREA MANICA Informatica Che cosa ha provato quando ha appreso di essere stato nominato Alfiere del Lavoro? È stata semplicemente l’emozione più grande della mia vita. Ero in viaggio con una delegazione della mia scuola e, appena sceso dal treno, ho ricevuto la telefonata. Ho sentito una felicità profonda, una gratitudine immensa per tutto il percorso compiuto. La mia prima reazione è stata abbracciare con forza la mia dirigente scolastica e insieme siamo scoppiati in lacrime. Per l’università ha scelto informatica. Che cosa la appassiona di questa disciplina? Quando studio informatica “i miei occhi brillano”. Amo la possibilità di poter creare ciò che prima esisteva solo nella mia mente, ma anche di risolvere problemi reali attraverso l’uso intelligente della tecnologia. Con il suo istituto ha lavorato al progetto “Majorana al Polo Nord”. Che tipo di esperienza è stata e che cosa le ha insegnato? È stato uno dei momenti più formativi della mia esperienza scolastica. Il progetto mi ha permesso di confrontarmi con un problema reale, lontano da casa – a ben 2.500 km – e di applicare concretamente le conoscenze apprese. Il dispositivo, realizzato in collaborazione con l’Iia-Cnr nell’ambito del progetto Escore, aveva come obiettivo la misurazione dell’altezza del manto nevoso in condizioni ambientali estreme. Ho imparato quanto la tecnologia possa essere uno strumento fondamentale nella ricerca scientifica e mi sono sentito un piccolo ricercatore impegnato a contribuire a qualcosa di grande. Dal punto di vista professionale, dove le piacerebbe trovarsi fra dieci anni? Mi vedo nel campo dell’Intelligenza artificiale applicata alla sicurezza informatica. Credo che la protezione dei dati e delle infrastrutture digitali sarà una delle sfide cruciali del futuro e l’IA potrà offrire strumenti sempre più efficaci per affrontarla. C’è una passione, un hobby oppure uno sport che le piace quanto l’informatica? Sì, sono molto appassionato di calcio, in particolare della squadra della mia città, che seguo con entusiasmo fin da bambino. Inoltre, mi piace viaggiare, soprattutto nei paesi del Nord Europa. MARTINA SECHI Neuroscienze Qual è il suo ricordo più bello della giornata al Quirinale? Indubbiamente la possibilità di incontrare e stringere la mano al Presidente della Repubblica, che per me rappresenta un pilastro della cultura. È stato un onore e un momento emozionante che non dimenticherò mai. Studia Neuroscienze all’Università di Bristol. Come è nata questa scelta e che lavoro le piacerebbe fare? Il sistema nervoso mi affascina non solo dal punto di vista puramente biologico, ma anche per l’impatto comportamentale e di conseguenza sulle relazioni interpersonali. Le Neuroscienze mi consentono di bilanciare la mia curiosità scientifica con il mio lato empatico e si tratta di un settore in crescita. Mi piacerebbe diventare ricercatrice e divulgatrice per lo sviluppo di nuove terapie per le malattie neurodegenerative. Nel settore della ricerca c’è qualche figura contemporanea, oppure del passato, a cui guarda come modello? Rita Levi Montalcini, come scienziata e come persona, per aver dedicato tutta la sua vita alla ricerca, in un ambito affine a quello che vorrei esplorare, e per aver sempre lottato per la parità di genere, aprendo le porte del settore ad una nuova generazione di donne “libere pensatrici”. Durante il periodo scolastico ha trascorso un anno negli Stati Uniti. Mi dica tre aggettivi per definire questa esperienza. Inoltre, la consiglierebbe? Formativa, stimolante, indimenticabile. Sì, la consiglierei, in quanto consente di confrontarsi con una cultura e con una società differente, aiuta ad acquisire un’indipendenza che facilita il passaggio dalla scuola superiore all’università e lascia una collezione di ricordi indelebili. Si rivela ancora più utile quando si decide di proseguire gli studi all’estero. A quali interessi e attività non intende rinunciare nonostante gli studi complessi? Non intendo rinunciare allo sport e ai miei hobby, in particolare al disegno e alla lettura, perché ritengo sia giusto e salutare trovare un equilibrio tra lo studio e attività alternative, altrettanto importanti per la propria crescita personale e per relazionarsi con gli altri. “QUANDO STUDIO LA MATEMATICA I MIEI OCCHI BRILLANO” “IL MIO MODELLO? LA MONTALCINI UNA VITA PER LA SCIENZA (E LA LIBERTÀ)”
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