29 FOCUS Civiltà del Lavoro | settembre • ottobre 2025 oi dazi introdotti da Trump dovremo convivere a lungo sperando che non degenerino in una guerra commerciale di tutti contro tutti. Come dovranno comportarsi le imprese esportatrici, l’Italia e l’Europa? Ne parliamo con l’economista Carlo Bastasin, docente alla Luiss Guido Carli di Roma e membro del Centro di ricerche di Washington Brookings Institution. In agosto l’export italiano negli Stati Uniti si è ridotto del 21,2%. È un effetto congiunturale del boom di export dei mesi precedenti all’imposizione dei dazi oppure un effetto strutturale dei dazi stessi. E che cosa ci si può aspettare per i prossimi mesi? Su quello che è successo ad agosto, posso solo affidarmi alla valutazione dell’Istat, secondo cui se si guarda al trimestre giugno-agosto 2025, rispetto al precedente, l’export è pressoché stazionario (-0,1%). Dopo due mesi consecutivi di forte crescita congiunturale, la profonda riduzione ad agosto dell’export verso i paesi extra Ue sarebbe spiegata dalle minori vendite di beni strumentali e beni di consumo non durevoli. Per il futuro, sappiamo che l’economia italiana è vulnerabile ai dazi americani, in considerazione del fatto che gli Stati Uniti sono il secondo mercato di sbocco dei nostri beni. In alcuni settori l’impatto si sentirà di più, a cominciare dall’acciaio e dall’alluminio, sempre che si chiariscano le modalità di applicazione dei dazi. Tuttavia, una previsione accurata è impossibile. Agosto appartiene già a un’era remota. Non vi è certezza della solidità degli accordi annunciati ad aprile e poi a luglio e i calcoli sull’impatto della politica commerciale trumpiana vanno rifatti alla luce degli annunci di fine settembre, che sono davvero dirompenti. Dopo le trattative bilaterali seguite agli annunci del “Liberation Day”, a settembre c’è stata una riapertura degli annunci sui dazi, con tre post di Trump sul suo social medium, spostando l’accento sui settori produttivi e non più sugli Stati. Questo genere di tecnica negoziale è disastroso. La strategia che colpiva i singoli Stati era strumentale a negoziati extra-economici, ma aveva dato luogo a una vorticosa ricomposizione dei flussi globali, per cui l’export della Cina verso gli Stati Uniti calava, ma aumentava quello della Cina verso il Vietnam e quello del Vietnam verso gli Stati Uniti, lasciando le cose più o meno come all’inizio. I dazi sui settori sono tutta un’altra questione. Il loro impatto è mirato e determinato dalla pressione dei lobbisti americani. Lo abbiamo visto il 4 ottobre con l’annuncio di dazi specifici al 107% sulla pasta italiana, a prima vista privi di altra giustificazione se non quella legata al protezionismo dei produttori americani. È un meccanismo che dà alla Casa Bianca un enorme potere nei confronti degli attori economici americani. Trump C Intervista a Carlo BASTASIN di Paolo Mazzanti LA NUOVA NORMALITÀ Le politiche trumpiane dureranno a lungo Carlo Bastasin
RkJQdWJsaXNoZXIy NDY5NjA=