Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2025

36 FOCUS Civiltà del Lavoro | settembre • ottobre 2025 dazi imposti dagli Stati Uniti sui vini europei rappresentano, a mio avviso, una delle sfide più significative degli ultimi anni per il comparto vitivinicolo italiano. È una misura che rischia di compromettere quote di mercato costruite con decenni di lavoro, investimenti e relazioni commerciali. Per noi produttori italiani – parte di un Paese che è il primo esportatore mondiale in valore e il secondo in volume – il mercato americano rappresenta un asset imprescindibile. Nel 2024 l’export di vino italiano verso gli Usa ha superato 1,9 miliardi di euro, pari al 24% dell’export totale: è facile comprendere, dunque, quanto la misura dei dazi ci preoccupi. Le ricadute, inoltre, non si limitano al nostro Paese: anche l’intera filiera americana – importatori, distributori, negozi e ristoranti – rischia di essere penalizzata. Siamo di fronte a una sfida che certamente non avevamo previsto, ma che stiamo affrontando con fermezza e lucidità. Innanzitutto, rafforzando i rapporti con i nostri importatori, che rappresentano il primo presidio del nostro vino nei mercati esteri. Loro sono i nostri ambasciatori: conoscono il mercato, le preferenze dei consumatori e possono aiutarci a orientare meglio le strategie di promozione e distribuzione. È necessario intensificare il dialogo con i partner commerciali d’oltreoceano, costruendo rapporti più solidi e trasparenti. Credo, tuttavia, che sia necessario ripensare anche gli strumenti a disposizione delle aziende. Penso agli Ocm (Organizzazione Comune di Mercato del settore vitivinicolo), che rappresentano il principale strumento comunitario per sostenere la competitività delle nostre imprese sui mercati internazionali, in particolare quelli extra Ue. Grazie a questi fondi Ocm, che sono già previsti, possiamo realizzare azioni di promozione, formazione e valorizzazione, contribuendo a consolidare la presenza dei vini europei all’estero, anche in paesi così delicati oggi come gli Stati Uniti. Lo strumento esiste già, ma l’accesso ai fondi è spesso ostacolato da normative complesse, procedure amministrative onerose, differenze regionali e costi gestionali elevati. Per renderli davvero fruibili da tutte le aziende, grandi e piccole, serve assolutamente realizzare una semplificazione, concreta e quanto mai urgente. I L’ITALIA DEL VINO non si arrende di Marilisa ALLEGRINI Marilisa Allegrini

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