Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2025

65 FOCUS Civiltà del Lavoro | settembre • ottobre 2025 namiche, stipendi più competitivi e contesti lavorativi meritocratici rappresentano i driver principali della mobilità. A questi si aggiunge la volontà personale di vivere un’esperienza internazionale e di misurarsi in ambienti più stimolanti. Le ragioni del rientro, invece, sono di tutt’altra natura. Tra coloro che hanno deciso di tornare in Italia dopo un periodo all’estero, prevalgono motivazioni personali e familiari. Solo il 7% dichiara di essere rientrato per un’offerta di lavoro migliorativa. Nonostante ciò, anche tra chi è tornato permane una forte apertura verso nuove esperienze internazionali: la mobilità, dunque, non si esaurisce, ma resta una prospettiva possibile. SODDISFAZIONE LAVORATIVA E DIFFERENZE DI GENERE L’indagine ha valutato la soddisfazione lavorativa, analizzando diverse dimensioni del benessere professionale. Nel complesso, il livello di soddisfazione risulta medio-alto, con punteggi più elevati per condizioni fisiche di lavoro, stabilità dell’impiego, orario e rapporti con i colleghi. Le criticità emergono negli ambiti organizzativi e manageriali: la relazione tra dirigenti e dipendenti, la trasparenza nella gestione aziendale e le possibilità di promozione ottengono valutazioni inferiori. Il confronto per genere sul livello di soddisfazione generale verso il lavoro non evidenzia differenze statisticamente significative, ma l’analisi delle singole dimensioni rivela variazioni interessanti. Gli uomini mostrano punteggi lievemente più alti nella libertà di scegliere il metodo di lavoro, nella responsabilità affidata e nelle possibilità di promozione, mentre le donne risultano mediamente più soddisfatte dell’orario di lavoro. Le differenze diventano più marcate se si incrociano i livelli di soddisfazione lavorativa con il Paese in cui il lavoro è svolto. Complessivamente, la soddisfazione è più alta per chi opera all’estero. Le dimensioni che rendono più attrattivo il lavoro fuori dall’Italia riguardano lo stipendio, la libertà di metodo, le relazioni tra management e dipendenti, la gestione aziendale e l’ascolto delle proposte. Questi scarti rimandano a temi noti: stagnazione salariale, limitata trasparenza dei percorsi di carriera e una cultura organizzativa talvolta poco meritocratica. Non si tratta soltanto di “stipendi più alti altrove”, ma di un complesso di opportunità formative, crescita professionale e pratiche manageriali percepite come più favorevoli. L’ESTERO RIDUCE LE DISUGUAGLIANZE L’analisi congiunta di genere e luogo di lavoro evidenzia come le differenze tra uomini e donne siano più accentuate in Italia e si attenuino – o si invertano – all’estero. Le donne in Italia riportano livelli di soddisfazione inferiori rispetto agli uomini in merito a responsabilità affidate, promozioni e autonomia, mentre in contesti internazionali le disparità si riducono. Ciò suggerisce che i contesti esteri risultano più inclusivi e valorizzano meglio le competenze femminili. I soggetti formatisi nei Collegi di Merito mostrano una propensione non marginale alla mobilità internazionale, favorita da esperienze pregresse durante gli studi. Le spinte all’emigrazione sono principalmente professionali ed economiche: il mercato del lavoro italiano fatica a trattenere profili ad alta qualificazione a causa della bassa attrattività in termini di condizioni organizzative e opportunità di crescita. L’Italia continua a formare giovani di talento che spesso trovano altrove le condizioni più favorevoli per crescere e affermarsi. L’esperienza collegiale, con la sua vocazione internazionale e meritocratica, sembra fungere da trampolino verso una mobilità spesso considerata irreversibile, più per necessità che per scelta. DALLA FUGA DEI CERVELLI ALLA CIRCOLAZIONE DEI TALENTI La percezione del divario tra il sistema occupazionale italiano e i contesti esteri non si misura solo in termini economici, ma anche culturali e organizzativi, fattori che interpellano tanto il mondo accademico quanto quello politico e imprenditoriale. Se da un lato la qualità della formazione nei Collegi di Merito rappresenta un’eccellenza riconosciuta, dall’altro il Paese fatica ancora a trattenere questo capitale umano prezioso. Colmare tale divario sarà la sfida dei prossimi anni: trasformare la mobilità internazionale da fuga a scelta, e da perdita a risorsa condivisa. Motivazioni rientro in Italia Fonte: Centro Studi Socialis Opportunità di carriera migliori Retribuzione più alta Qualità della formazione/ricerca Contesto più meritocratico Interesse personale a vivere in Italia Insoddisfazione rispetto all’esperienza all’Estero Se sei rientrato/a in Italia, quali motivazioni ti hanno spinto a tornare? (media) 1 2 3 4 5 1.0 1.4 1.8 1.0 4.2 1.8

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