73 Civiltà del Lavoro | settembre • ottobre 2025 ARCHIVIO STORICO scita del Regno Unito mi dispiace: gli inglesi erano ottimi parlamentari, sempre presenti e documentati. Hanno inventato la democrazia più dei greci, direi. EUROPA, LA NOSTRA STRADA COMUNE Quando fui eletto, votò oltre l’85% degli italiani. Nelle ultime elezioni poco più del 50%. Un calo di interesse che è un peccato, perché oggi il Parlamento europeo ha un ruolo maggiore. Io non sono pessimista come altri su quel che sarà il prossimo Parlamento, credo in effetti che alcune cose siano cambiate, nel senso che avevamo tutti la sensazione che l’Europa era governata dal binomio franco tedesco, che non c’è più. La Merkel lascia, ma tutto sommato è la Germania che ha un ruolo assai diverso di prima, ha i suoi problemi anche di carattere economico. Lo stesso può dirsi della Francia. Il binomio franco tedesco, che sembrava essere destinato a governare l’Europa, nei fatti non c’è più. Credo che questo cambi un po’ la situazione. L’euro, che era sotto accusa, non lo è più. Ora credo che tutto questo ci debba far riconsiderare che tante cose sono state fatte in questi anni, si parla sempre solo di critiche, ma tante cose sono state fatte e sono state fatte bene, il fatto di poter viaggiare in Europa senza portarsi dietro il cambio dei soldi, il fatto di potersi iscrivere alle università altrove, il fatto di vedere riconosciuti i nostri diplomi anche all’estero, sono fatti importanti. Io credo che l’Europa in questi anni abbia contribuito non poco a ridurre i divari fra Paesi, non poco a risollevare le sorti di Paesi che erano troppo indietro, troppo in affanno. Credo che quest’Europa abbia non solo il diritto, ma abbia la necessità di continuare, in un momento nel quale sono i grandi blocchi quelli che ci comandano, non solo il blocco russo o il blocco americano, ma anche il blocco cinese, ma anche la Turchia, ma anche il Medio Oriente. Per parte mia, l’esperienza europea non è stata solo negativa: ho conosciuto persone straordinarie, ho intrecciato amicizie durature e ho imparato a guardare all’Europa come all’obiettivo da perseguire. bilancio europeo e non era facile difendere le esigenze dell’Italia mediterranea contro quelle dei Paesi continentali. Ricordo l’aiuto di Tommaso Padoa Schioppa, che ne capiva davvero. Mi disse: “Almeno tu vuoi imparare. Gli altri non vogliono neppure questo.” Quando si avvicinarono le prime elezioni del Parlamento Europeo, Confagricoltura mi propose come candidato indipendente. Inizialmente era previsto un collegio unico nazionale, poi furono creati cinque collegi: bisognava dunque avere l’appoggio di un partito. Io lo ebbi da Giovanni Marcora, ex Ministro dell’Agricoltura, leader della corrente di sinistra della Democrazia Cristiana. All’inizio fui accolto con diffidenza: “Non è democristiano, non è lombardo, non è di sinistra, che viene a fare?”. Ma poi la campagna elettorale si rivelò entusiasmante. Con dieci milioni di elettori, stimai che servissero 200 mila preferenze. In 40 giorni significava 5 mila voti al giorno, senza televisione. Consumai un treno di gomme per spostarmi ovunque. Alla fine ottenni oltre 256 mila preferenze: secondo solo a Zaccagnini. Un grande incoraggiamento. UN PARLAMENTO E NON UN “PARLATORIO” Arrivato al Parlamento europeo, fui però deluso: non aveva potere legislativo. Un Parlamento che non legifera è solo un parlatorio. Le decisioni venivano prese da Consiglio e Commissione. Noi potevamo solo approvare o bocciare il bilancio. Ricordo Altiero Spinelli, firmatario del Manifesto di Ventotene. Ci si incontrava la sera al ristorante “Coccodrillo” di Strasburgo. Da lì nacque il “Club del Coccodrillo” e un manifesto che chiedeva più poteri per il Parlamento. Io lo firmai insieme a Gaiotti De Biasi, che fu rimproverata dal suo partito. Io, da indipendente, non ebbi problemi. Alla fine, il documento fu approvato anche dalla DC. Molti colleghi italiani erano assenti: tedeschi, francesi e inglesi invece erano sempre presenti e preparati. Gli italiani spesso mancavano, anche perché spostarsi da Sicilia o Sardegna non era semplice. Fu organizzato un aereo che partiva il lunedì e tornava il venerdì, ma spesso viaggiava mezzo vuoto. La conoscenza delle lingue era un altro problema. In aula c’era la traduzione simultanea, ma gli accordi si facevano nei corridoi e lì bisognava sapersela cavare. L’Europa offriva corsi estivi di lingue a spese del Parlamento, ma pochi li frequentavano. Io cercai di perfezionare il mio tedesco. Dei colleghi italiani ero quasi l’unico. Si discusse persino di adottare una lingua unica. Con il tempo l’inglese sostituì il francese. Ora con la Brexit gli inglesi sembrano uscire, ma l’inglese resterà lingua franca. L’uArrivato al Parlamento europeo, fui però deluso: non aveva potere legislativo. Un Parlamento che non legifera è solo un parlatorio
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